mercoledì 10 agosto 2011

Il "Lacus Curtius" del Foro Romano

Bisogna sapere che la storia delle origini di Roma era in realtà un mistero avvolto nelle nebbie del tempo anche per coloro, come l'imperatore Augusto, che vivendo intorno all'anno zero sono già per noi considerati "antichi". Scorrendo gli scritti di Tito Livio, storico di quell'epoca, abbiamo quindi la strana sensazione di "indagare nelle indagini di un indagatore". Infatti questa leggenda è antichissima, in quanto era già tale al tempo del nostro storico latino.La leggenda ha come scenario il Foro Romano, un altro luogo memorabile e suggestivo di Roma, ma in tempi antecedenti alla stessa edificazione di ciò che adesso vediamo come antiche rovine. La fondazione di Roma è infatti avvenuta da poco, stiamo nel 753 a.C., e il Foro Romano non è altro che una fumosa palude. Durante una delle battaglie fra romani e sabini, causate secondo la tradizione dal famoso "ratto" delle donne sabine, Mezio Curzio, un leggendario comandante dei sabini, rimane invischiato con il suo cavallo e precipita in un fosso melmoso. Il luogo dove cadde Mezio Curzio venne chiamato dagli antichi "Lacus Curtius" (il "lago di Curzio"). Tale fosso, successivamente alla bonifica dell'area, verrà riempito di terra e considerato sacro. Siamo nel 393 a.C., e l'antico fosso dove cadde Mezio Curzio si riapre improvvisamente come una grossa voragine, probabilmente a causa di un fulmine. Tale evento fu interpretato come un segnale infausto degli dei, per cui furono consultati gli oracoli. Il responso fu chiaro: l'ira si sarebbe placata, e la voragine si sarebbe richiusa, solo gettando nella voragine ciò che Roma avesse di più prezioso. Varie offerte furono gettate nel fosso, ma inutilmente. Marco Curzio, il più valoroso fra i soldati romani, aveva capito, lui solo, che era l'esercito ciò che Roma aveva di più prezioso. Per questo egli si armò di tutto punto, salì sul suo cavallo e si gettò con esso nella voragine. L'ira degli dei si placò, ed il fosso si richiuse grazie al sacrificio del soldato. E così, nell'estremo sacrificio dell'eroe romano, possiamo intravedere una sorta di compensazione della caduta che il suo predecessore sabino, della stessa gens, aveva fatto secoli addietro. Nella leggenda troviamo sicuramente la memoria arcaica dei sacrifici umani che venivano eseguiti in questi luoghi, in una sorta di pozzi sacri. Ma la cosa più interessante di questa antica leggenda è che il "Lacus Curtius" è stato trovato! Uscì fuori nel corso di scavi in una delle parti più antiche del Foro Romano, con tanto di antico rilievo marmoreo, rilievo che ora, come me, siete in grado di comprendere appieno nel significato.

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